Spacciare per investimento una pura operazione immobiliare di privati su aree pubbliche non è onesto né intellettualmente né professionalmente, né politicamente. Si abbia il coraggio di chiamarlo con il suo nome: le due società straniere vogliono fare un affare a Milano, a SanSiro. Il Comune si presta ad usare aree pubbliche per fare un favore a privati, il succo della vicenda è tutto qui.
Non sono contrario ad operazioni immobiliari, ma credo che l’uso di suolo pubblico a fini privati debba essere più oculato e gestito meglio nell’interesse dei milanesi e dei nostri eredi.
Ha ragione l’ex assessore: Milano ha bisogno di onestà intellettuale e professionale, ma dovrebbe sapere che all’amministratore pubblico sono richieste delle doti in più: l’onestà politica e il rispetto delle istituzioni. E la furbizia non è uno strumento politico valido: come dice un detto, una volta in pellicceria ci andavano più pelli di volpe che d’asino.
Non mettere nel programma elettorale la questione San Siro e fare un atto di Giunta subito dopo le elezioni, non è un atteggiamento onesto nei confronti degli elettori. Capisco che la cosa era in contraddizione con la propagandata anima “verde” delle liste di appoggio del Sindaco. Se gli argomenti sono così validi, come dicono Tasca e Sala, vadano in Consiglio Comunale, aprano una bella sessione di discussione e fanno votare il Consiglio Comunale: non ci si nasconde dietro un voto del 2019, a cui sono seguiti cambiamenti rilevanti con solo delibere di Giunta.
L’imponente terzo anello si è costruito senza fermare gli incontri di calcio. Al Bernabeu i lavori assai consistenti si stanno facendo aprendo al pubblico, progressivamente, parti dello Stadio: per il “Clásico” 30.000 spettatori. Altri progetti a Milano, per sistemare il Meazza, non sono stati presi neanche in considerazione poiché l’obiettivo era quello di avere le volumetrie che si potevano giustificare con la costruzione del nuovo stadio. E il tutto su aree pubbliche, ci si dimentica spesso di dire
Un falso argomento viene spesso usato: l’Inter e Milan vanno fuori Milano e a noi rimangono i costi. Dove vanno? Il solo brand San Siro, secondo i documenti delle squadre, vale 8,6 milioni. E poi non hanno i soldi per costruire alcuno stadio e le aree fuori Milano per la loro operazione immobiliare valgono molto, molto meno di quelle di San Siro. E quindi avrebbero bisogno di molta più cementificazione per rientrare dai costi del nuovo stadio. Sì, perché le due società (americana e cinese) non tirano fuori un centesimo, si fanno dare i diritti volumetrici su aree pubbliche e poi vendono a una immobiliare per incassare i soldi per fare il nuovo stadio. Quindi al Comune rimane la beffa: lo stadio Meazza funzionante e agibile viene demolito e il Comune avrà tra 90 anni uno stadio più vecchio del Meazza attuale.
Quanto ai costi del Meazza, l’intervista è contradditoria (Il Comune incassa 10 milioni, metà affitto e metà manutenzione, ma il Meazza al Comune costerà 7/8 milioni): si portino, i conti e i bilanci della società che ha in concessione San Siro, in Consiglio Comunale e così parliamo di dati certi.
Infine trovo curioso che un ex assessore si preoccupi se Inter e Milano vanno fuori Milano, ma non ha mosso un dito se l’Istituto neurologico Besta e l’Istituto dei Tumori (due eccellenze mondiali e vanto della nostra città ) vanno a Sesto San Giovanni. A proposito, che fine fanno le aree a Milano del Besta e dei Tumori?
Un inquadramento urbanistico complessivo di San Siro va benissimo, a condizione che si parta dalla difesa e valorizzazione dello Stadio Meazza. Per inciso, sarebbe stato opportuno questo quadro complessivo mentre si dava l’assenso all’operazione “ippodromo del trotto”, visto che era in corso la discussione sul Meazza. Ed abbiamo l’impressione che chi costruisce case da 12-15000 al mq. e più, non sia molto contento di vedersi davanti il Meazza.
Prima di tutto, per fare il quadro generale di San Siro, ci si deve pronunciare se la demolizione di San Siro e la costruzione di un nuovo stadio è “interesse pubblico”, poi viene tutto il resto. E sarebbe opportuno che venga presentata al Consiglio Comune una VAS, ovvero una valutazione ambientale strategica: cosa comporta la demolizione, per aria e suolo, quanti mezzi di movimento e per quanto tempo, dove vengono scaricati gli ingenti quantitativi materiali di calcestruzzo e di ferro.
Noi abbiamo sollecitato i gruppi consiliari incontrati finora a chiedere che il Consiglio comunale sia chiamato a discutere sulla delibera del Sindaco e della sua Giunta sull’Interesse pubblico. Non ci basta quello che ci ha detto il capogruppo del PD “abbiamo già discusso nel 2019 e dovreste essere contenti che abbiamo ridotto le volumetrie”. Affermazioni che non hanno bisogno di ulteriore commento.
Le scarse motivazioni adottate, la procedura seguita dal 2019, con l’accelerazione di questo mese, prestano il fianco a ricorsi al TAR, alla Corte dei Conte per danno erariale, e aprono la strada ad una udienza pubblica, al referendum, che sarà cosa ben diversa da quella che immagina il Sindaco e chi sostiene questa operazione immobiliare finanziaria.