Quando abbiamo costituito questo “Comitato Sì Meazza”, il Sindaco dichiarava che non avrebbe più discusso, che spettava a lui decidere poiché eletto con la “democrazia plebiscitaria” (peraltro nel 2021 eletto da un cittadino milanese su quattro).
La verità è che il Sindaco e la Giunta comunale hanno dichiarato, due volte (sic!), “l’interesse pubblico” su un piano di fantasia: comunque sulle due delibere pende il nostro ricorso al Tar della Lombardia.
Dopo la fantasiosa proposta di speculazione edilizia del 10 luglio 2019, rifiutata dagli uffici comunali, le due società sinoamericane non hanno mai risposto alla richiesta di condizioni e prescrizioni avanzata dal Comune di Milano, sia il 8 novembre 2019 che il 5 novembre 2021.
Prima proposta
Il Comune avrebbe già dovuto dichiarare estinta qualsiasi pratica edilizia di chi in tre anni non ha avuto la decenza e il rispetto di rispondere alle richieste legittime della amministrazione comunale. È ora che il Sindaco e il Consiglio Comunale – che non affronta la questione dal lontano 28 ottobre 2019 – dichiarino decaduta la pratica.
Seconda proposta
La vicenda assume poi aspetti paradossali, anzi surreali. Il Comune non risponde ancora alla richiesta di referendum, ma delibera per un “dibattito pubblico” Come si fa ad avviare un dibattito pubblico senza che ci sia un progetto, con un piano di fattibilità e con piano economico e finanziario adeguato, assunto dall’organo politico, Giunta e Consiglio Comunale?
Spetta alla Giunta e al Consiglio Comunale assumere una delibera politica/amministrativa, su cui avviare il confronto e il dibattito pubblico. Altrimenti, su che cosa discutiamo?
E poi, basta un dirigente comunale – non la Giunta, non il Consiglio comunale – per decidere di istruire un dibattito pubblico con una spesa di 245.000 euro ? Fra l’altro che senso ha affidarsi allo stesso istruttore del “dibattito” sul tema “navigli”? Vicenda che si è conclusa senza alcun elemento di chiarezza sulle future azioni dell’amministrazione comunale.
Terza proposta
Non si vogliono trovare i soldi per sistemare la scuola di via Vivaio, ma si buttano i soldi per un “dibattito pubblico” che potrebbe benissimo istruire il Consiglio Comunale con le sue commissioni, e con i Municipi ( in primo luogo il VII), senza spese aggiuntive. Il Consiglio Comunale è lì per questo. In caso diverso, faremo un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale.
Quarta proposta
Il Comune dichiari ufficialmente che non può essere prevista nessuna demolizione del Meazza, uno dei simboli di Milano.
La demolizione di San Siro avrebbe un costo e un impatto ambientale spaventoso in contraddizione totale con le affermazioni ecologiste e ambientaliste “europee” del Sindaco (che forse una parte dei cittadini ha preso per buone). In realtà, anche di fronte all’aumento dei costi dell’edilizia del 50%, appaiono sempre più fuori dal mondo le originarie ipotesi avanzate dalle due società. Se prima volevano 165.000 mq di superficie lorda per demolire il Meazza e costruire un nuovo stadio, oggi con gli aumenti dei costi quante costruzioni extracalcistiche ed extra sportive vorrebbero? Una ipotesi basata sulla ennesima costruzione di uffici e di centri commerciali, che rischiano di portare a una overdose di queste strutture, come vari segnali dimostrano. A proposito, quanto è previsto nel bilancio delle società di calcio per il nuovo stadio” Noi combatteremo sempre una visione nostalgica del passato e una prassi in cui l’ente pubblico fa quello che vuole il privato, per di più su aree pubbliche e con beni pubblici.
Quinta proposta
Il Consiglio Comunale dovrebbe anche mettere ordine nella convenzione con i due club in merito alla gestione dello Stadio Meazza, visti i rilievi della Corte dei Conti. I cittadini hanno il diritto di sapere come vengono spesi i soldi del Comune e di avere i bilanci della società che, per conto di Inter e Milan, ha in concessione lo stadio Meazza Fra l’altro, questa convenzione potrà essere rinnovata solo con una gara ad evidenza pubblica per l’assegnazione della gestione di un bene pubblico, come lo Stadio Meazza.
Da quanto detto anche dalla Corte dei Conti, non è vero che senza Inter e Milan la gestione dello Stadio diventerebbe un costo per i cittadini. Anzi, se andasse avanti il progetto della demolizione e delle opere edilizie proposte da Elliott- Suning, i costi sociali, economici, ecologici e culturali per la città e per i cittadini saranno enormi e con danni irreversibili per il tessuto sociale e culturale della città.
Lo Stadio Meazza è il simbolo di Milano nel mondo ed è uno degli stadi più famosi, legato anche alla esperienza e alle emozioni di milioni di persone, di generazione in generazione. La sua stessa costruzione è l’espressione della “milanesità” che integra via via la sua storia, in una dimensione nuova e futura. Il terzo anello che ha inglobato il secondo che a sua volta ha inglobato il primo anello, dando una forma, unica nel mando, ad uno stadio di calcio, riconoscibile come espressione di Milano. Il tutto poi sia nel 1955 che nel 1989 è stato fatto senza interrompere il campionato né le competizioni internazionali.
Sesta proposta
Oggi con una visione moderna che conserva la storia ma guarda nel contempo al futuro, si dovrebbe procedere all’ammodernamento dello Stadio, possibile con la copertura e con la introduzione di pavimentazioni mobili, erbose e non. Per questo deve avanzare l’ipotesi di una gara internazionale per la gestione e insieme l’ammodernamento dello stadio dopo le Olimpiadi del 2026, in cui sia compresa la sistemazione a verde della vasta spianata d’asfalto e la realizzazione di ampi parcheggi sotterranei.
Questa è la soluzione più nuova e più moderna e anche meno costosa: il Meazza potrebbe quindi essere, per 365 giorni all’anno, un grande centro di sport (partite di Inter e Milan se saranno interessati, partite della Nazionale, rugby, calcio femminile, ecc.) e di spettacolo (concerti, opere, festival, musical, grandi spettacoli teatrali di grande impatto, eventi religiosi di tutte le religioni, e chissà quante altre cose si creeranno nei prossimi 100 anni ).
Se le due società vogliono partecipare a tale gara, sarà un bene per loro; altrimenti hanno due strade o affittare lo stadio per le loro manifestazioni o cercarsi un’altra soluzione a loro spese. Se la scelta è quella di uno stadio che riduce i posti a disposizione degli abbonati e degli appassionati ed è pensato solo per i diritti televisivi, le società (che sono in vendita per più di un miliardo di euro) non hanno che da tirare fuori i soldi, comprare terreni e costruire a loro spese lo stadio che gli aggrada. Per inciso, il Sindaco non ha mai fiatato sull’ipotesi di uno stadio, non per il pubblico, mentre Paolo Maldini, dirigente dell AC Milan spa , ha dichiarato (Gazzetta dello sport del 27 maggio 2022) che comunque lo stadio “ non può avere 55mila spettatori, deve essere grande, capiente. Il calcio è uno sport popolare, lo stadio non può essere elitario. Noi dobbiamo ai nostri tifosi un impianto grande almeno come San Siro“.
Settima proposta
La soluzione più vecchia è quella di abbattere San Siro e costruire uno stadio ridotto, e senza le tecnologie per farne un centro di intrattenimento generale, oltre che del calcio. Questa è veramente la scelta più arretrata e certamente non europea. La forza delle squadre europee sta anche nel fatto che si sono fatte il loro stadio di proprietà, senza condividerlo con altri, o hanno in gestione esclusiva stadi pubblici. La condivisone fra l’altro comporta inevitabilmente degli attriti dovuti alla rivalità sportiva, finora mitigati solo dalla proprietà comunale dello stadio Meazza. Il Comune dovrebbe spingere verso la soluzione più europea, quella di due stadi, uno per ciascuna squadra. Il Meazza per una squadra che punta oltre ai diritti televisivi, anche sull’aumento degli abbonati e degli spettatori, e a conservare la funzione di un luogo di grande aggregazione popolare Un altro stadio per l’altra squadra, non certo in zona San Siro: sarebbe anche cosa giusta che Milano si dotasse di uno stadio per le gare agonistiche internazionali di atletica leggera. In questo caso, quindi il Comune, il Consiglio Metropolitano e gli enti sportivi e di credito sportivo, nazionali, potrebbero concorrere alla realizzazione di una opera che manca in una grande area metropolitana come Milano.
Ottava proposta
Il Consiglio Metropolitano dovrebbe essere chiamato a valutare l’ipotesi di un secondo stadio nell’area metropolitana, che dovrebbe comunque essere a ridosso delle linee di forza del trasporto pubblico su ferro (metropolitana, stazione della rete ferroviaria regionale, linea alta velocità) e del sistema autostradale e delle tangenziali. Una tale ipotesi sarebbe anche utile per distribuire nel territorio l’impatto delle grandi manifestazioni sportive e nel contempo per utilizzare al meglio il suolo, senza nuove infrastrutture.
Nona proposta
Noi ci battiamo dunque per una visione moderna della città, partecipe e pienamente inserita nell’area metropolitana, delle sue infrastrutture sportive e di verde. Una città nella quale i quartieri popolari, degradati dal punto di vista edilizio, urbanistico e sociale, siano recuperati a nuova vita per l’impegno dell’amministrazione comunale, non come residuo di interventi speculativi privati su aree comunali. Qualora venisse adottata una delibera su un progetto esecutivo che contempli la distruzione del Meazza (per fare un favore alla operazione residenziale sull’ex ippodromo del trotto) e la realizzazione di interventi edilizi (centro commerciale e uffici) per coprire i costi di un piccolo e vecchio stadio nella zona San Siro, noi useremo tutti gli strumenti (ricorsi al Tar, esposti alla Corte dei Conti, richiesta di un referendum abrogativo) per bloccare tale progetto.