Il Sindaco ha appena finito di lamentarsi del buco del bilancio comunale e pubblica una determinazione dirigenziale che costa ai cittadini milanesi 245.500 euro, per fare un favore alle società di calcio.
Primo. La legge nazionale sui contratti di concessione prevede che i costi del “dibattito pubblico” siano a carico dell’operatore privato concessionario del bene pubblico, e non del Comune.
Secondo. Il dibattito pubblico non si dovrebbe fare sulle delibere di Giunta del 2019 e del 2021 che dichiaravano il “pubblico interesse” su un progetto non valido, tanto che le delibere richiedevano l’aggiornamento del progetto rispettando decine di prescrizioni “delle condizioni necessarie per ottenere i successivi atti di assenso sul progetto stesso” (testuale dell’atto affisso all’Albo Pretorio).
Terzo. Su queste delibere pende il ricorso al Tar e quindi è anche possibile che da qui a novembre quelle delibere vengano dichiarate nulle. Per cui il dibattito si fa sul nulla.
Quarto. Un Comune serio indice il “dibattito pubblico” dopo che le squadre hanno presentato il progetto di fattibilità tecnica economica. Lo stesso Assessore all’Urbanistica, Giancarlo Tancredi, affermava: “Prima del dibattito pubblico, è necessario chiedere alle squadre una documentazione ufficiale, un aggiornamento dello studio di fattibilità, con i numeri fondamentali, una relazione, gli aspetti finanziari che sono molto importanti”. Adesso l’assessore si è dimenticato di tutto.
Quinto. Si spendono soldi su una dichiarazione inverosimile delle squadre. Attenzione: “Con nota del 21 marzo 2022 (SIC!)… le Società promotrici hanno confermato che è in corso di predisposizione … omissis …… una relazione di aggiornamento del PFTE per quanto in particolare attiene l’applicazione dell’indice edificatorio di 0,35 mq/mq, nonché la ridefinizione degli spazi pubblici”. Un aggiornamento richiesto dal 2019. Progetto che dopo tre anni le società non hanno ancora presentato. Badate, non una progettazione definitiva, ma un Progetto di Fattibilità Tecnico Economica (PFTE) con tutte le informazioni necessarie per definire le caratteristiche dell’opera, informazioni vere, non campate per aria come quelle avanzate dalle due società americane il 10 luglio 2019 e il 6 novembre 2020.
Sesto. Quando presenteranno quindi il progetto, lo studio di fattibilità e il piano economico finanziario aggiornato non è dato saperlo. Fra l’altro, se nel frattempo i costi di costruzione sono già aumentati del 40%, la responsabilità è del Sindaco e delle società che da tre anni non presentano un progetto vero.
Settimo. Chi perde tempo è il duo Sala-Scaroni che anche da questa bella pensata dimostrano che la loro unica opzione è San Siro. Infatti la responsabile unica del procedimento, arch. Simona Collarini, fa scrivere che “la progettualità proposta, in estrema sintesi, prevede la trasformazione urbana di una vasta area di proprietà comunale, adibita oggi a parcheggio a verde ed al cui interno ricade l’attuale Stadio Meazza, dove è prevista la realizzazione di un nuovo impianto calcistico e di un “comparto plurivalente” per l’insediamento di nuove funzioni urbane, suddiviso in due distretti, uno multifunzionale e l’altro dedicato allo sport e all’intrattenimento”. Notare che non si parla della demolizione dello stadio Meazza: una svista, una furbata ?
Ottavo. Si parla di “cessione, da parte dell’Amministrazione comunale, del diritto di superficie delle aree (che rimangono di proprietà comunale) per 90 anni, a fronte della corresponsione all’Amministrazione stessa del valore del corrispettivo del diritto di superficie mediante rata annua di pari durata”. Ma non si precisa il corrispettivo. Una cosa da niente, ovviamente, che non merita di essere discussa nel dibattito pubblico.
Nono. Anche da questa dichiarazione della determinazione dirigenziale, si evince la balla dello “stadio in proprietà”. Il “nuovo stadio calcistico” è in concessione come oggi lo è il Meazza ed è in condivisione tra le due società, cosa unica nel panorama europeo. Ma le due società americane non vogliono metterci i soldi per fare davvero una operazione europea in cui ogni società ha in concessione esclusiva o in proprietà il proprio stadio. I due fondi americani (Elliott e Oaktree-Suning) forse vogliono avere solo il via libera comunale sulla loro operazione immobiliare per vendere le società agli arabi e portare a casa più soldi.
Decimo. Da tutta questa vicenda, si capisce che il Sindaco, forse per finta, angosciato inutilmente dalla falsa minaccia delle società di andare fuori Milano, per tenerle buone e dar loro il tempo per presentare un nuovo progetto, ricorre al “dibattito pubblico” a spese dei contribuenti.
Fin dal novembre scorso, Il Comitato Si Meazza aveva detto che il ricorso alla procedura del “dibattito pubblico” era una mossa per prendere tempo e non assumersi le responsabilità politiche, anche di quelle forze di maggioranza che fanno finta di essere contro, ma in realtà come ha dimostrato il voto in Giunta, sostengono, con dei distinguo, l’operazione. È umiliante che il Consiglio Comunale, anche in questa vicenda della organizzazione del dibattito pubblico, sia scavalcato da determinazioni dirigenziali.
Dal 28 ottobre 2019, il Consiglio Comunale non ha avuto una seduta in cui discutere di San Siro: una mortificazione e un oltraggio per la assemblea rappresentativa di tutti i cittadini milanesi.
La strada maestra, senza costi per i cittadini, e senza perdite di tempo, era ed è quella del dibattito in Consiglio comunale, nei Municipi, nel Consiglio Metropolitano, nella organizzazione della consultazione dei comitati e delle associazioni professionali nelle commissioni consiliari, al fine di prendere una decisione politica amministrativa. San Siro non è una scelta tecnica.
Rimane dunque in campo il ricorso al Tar e, in relazione agli sviluppi di questo improprio “dibattito pubblico”, ci riserviamo altre iniziative politiche e anche giudiziarie
Il Comitato Si Meazza