Ci auguriamo che la notizia riportata dal Corriere della Sera – le società americane stanno pensando a una ipotesi alternativa alla operazione immobiliare su San Siro – non sia l’ennesima mossa furbesca per prendere tempo e per alimentare – come sta facendo il Sindaco – una ingiustificata preoccupazione sul destino “solitario” del Meazza, abbandonato da Milan e Inter.
Ci spiace anche che, da due anni e sei mesi a questa parte, la discussione non sia mai riportata nelle sedi istituzionali, ma sia oggetto di soffiate, di veline, di comunicati ai giornali o ad un giornale.
Comunque, se fosse vera, la notizia dovrebbe essere vista positivamente da tutti noi, che ci siamo battuti per evitare la demolizione di San Siro e una folle operazione immobiliare, ed anche dal Sindaco, che teoricamente è anche il Sindaco Metropolitano.
A dicembre 2021, è stato sbandierato ai giornali un progetto “somewhere over the rainbow” e ancora nei giorni scorsi il sig. Scaroni aveva dichiarato di aver presentato tutto al Comune.
Balle. In realtà in Comune nulla è stato protocollato: se poi in qualche ufficio si sta discutendo con le società, diciamo così, offshore o fuori sacco, è una cosa che ci piacerebbe sapere e credo che sarebbe uno notizia interessante anche per i Consiglieri Comunali.
Il Sindaco Metropolitano sa bene che ci sono molte possibilità nell’area metropolitana milanese di un insediamento sportivo come uno stadio, in zone servite dal passante, da linee ferroviarie regionali o metropolitane. Del resto il Sindaco nella sua ampia visione metropolitana ha approvato il trasferimento
dell’Istituto Neurologico Besta, e dell’Istituto dei Tumori nell’area Sesto ex Falck e le facoltà scientifiche della Statale all’area Expo a Rho.
Nella logica di una evoluzione europea dello spettacolo calcio, dello show-biz, per cui ogni club ha il suo stadio, noi milanesi e tifosi di calcio ci saremmo aspettati che una squadra rilevasse il Meazza e l’altra squadra costruisse un nuovo impianto, non certo nella stessa area di San Siro, ma come avviene in altre città europee, in una altra zona dell’area metropolitana milanese già fornita di adeguati mezzi di
trasporto pubblico. Abbiamo citato Madrid, Barcellona, Parigi, per non citare la grande Londra, dove ogni squadra ha in proprietà o in gestione il suo proprio stadio.
Invece la proposta era ancora quella di uno stadio in compartecipazione, su aree comunali, in concessione: ben lontana da un adeguamento ad una evoluzione europea dello spettacolo-business calcio.
Ora, con la ipotesi ventilata sulle colonne del Corriere, le società ci risparmierebbero un enorme impatto ambientale a San Siro e non ci addebiterebbero i costi (da loro previsti) di 80 milioni per la demolizione del Meazza, contenuta nel loro piano immobiliare su 290.000 mq di aree comunali, e in cui al “nuovo stadio” sarebbe destinato solo il 14% dell’area.
Si potrebbe benissimo fare una gara internazionale per la gestione, comprensiva di un ammodernamento del Meazza, per realizzare anche interventi (come la copertura, peraltro non prevista nel “nuovo stadio Popoulus”) utili allo show-biz, dal calcio ad altri sport agli spettacoli. Ammodernamento che
è nella natura dello stadio Meazza in San Siro, che infatti è una sedimentazione di interventi dal primo anello del 1926, al secondo anello del 1955 (si raddoppiò la capienza in 518 giorni continuando a giocare) al terzo del 1989-1990 (anche in questo caso senza mai interrompere il campionato e le coppe), che gli hanno dato una morfologia unica nel mondo, diversa da tutti gli altri stadi ed è diventato anche un simbolo di Milano.
La certezza è che il Meazza è la sede prevista per la inaugurazione (6 febbraio) delle Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026.
Abbiamo anche un’altra certezza: in due anni e sei mesi le società hanno agitato a fini economici (forse per vendere meglio le squadre) un intervento che non è mai stato preparato in modo “definitivo” rispettando le “condizioni e prescrizioni” previste dalla stessa Giunta comunale nel novembre 2029 e nel novembre 2021. Con il Sindaco e le due società – di comune accordo – che si sono prese una pausa di un anno per non far parlare della loro speculazione edilizia in campagna elettorale.
I ritardi non sono dovuti alla burocrazia o ai “nostalgici”. Sono dovuti alle eccessive pretese delle società che il Sindaco non ha mai avuto il coraggio di portare avanti con una Variante del Piano Generale del Territorio, unica possibilità che aveva.
Ora, sarebbe il caso di investire il Consiglio Comunale di questa vicenda che assume sempre più gli aspetti di una sceneggiata, all’insegna del “se la va, l’ha g’ha i gamb”. Forse dopo 853 giorni, ovvero due anni e tre mesi, da quando ha discusso il tema nella sede istituzionale rappresentativa di tutti i cittadini milanesi, sarebbe ora che il Sindaco ne parli in Consiglio Comunale e anche nel Consiglio Metropolitano.
Luigi Corbani
Per il Comitato SiMeazza
Milano, 27 febbraio 2022